Orsini Arte

LUIGI SABATELLI

(Firenze 1772 – Milano 1850)

 

RITRATTO DI GIUSEPPE BEZZUOLI ADOLESCENTE, 1800-1805 circa

Penna e inchiostro nero su carta, 200 x 120 mm

Iscrizione a penna in basso: “Sig.re Peppino Bazzuoli Pittore / di L. Sabatelli”



Il profondo legame di Giuseppe Bezzuoli con Luigi Sabatelli e il ruolo decisivo avuto da quest’ultimo nella formazione di Bezzuoli trova ora conferma in questo straordinario disegno che rappresenta la prima immagine che ci è rimasta di lui. 

Nato nel 1784, quindi più vecchio di Hayez  di sette anni, ci appare come ancora un ragazzo, o poco più, agli inizi della sua formazione. Sappiano infatti che si era iscritto all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1796, dunque a dodici anni. Qui dovrebbe avere solo qualche anno di più, ma il suo destino appare ormai segnato. L’omaggio del maestro all’ allievo sembra confermare la convinzione di Mazzini che proprio Sabatelli sia stato il vero scopritore del talento dell’adolescente Bezzuoli da lui subito incoraggiato. Qualcosa di più di un incoraggiamento suona infatti la scritta, vergata con lo stesso inchiostro con cui sono stati delineati i tratti del volto, posta ad epigrafe dell’ immagine: “Sig.re Peppino Bazzuoli Pittore”. Non si tratta di un refuso. Perché in realtà il padre dell’ artista si chiamava Luigi Bazzuoli ed era un decoratore prospettico e fiorista. Solo dal 1822 Giuseppe cominciò a firmarsi Bezzuoli, perché si riteneva discendente di un’ antica famiglia di questo nome, con il quale verrà infine registrato anche nell’atto di morte. 

Quindi risulta fantasiosa la notizia riportata da Mazzini che egli fosse figlio di un contadino. Ma questo era funzionale all’ idea che egli si era fatto dei pittori romantici, Hayez in testa, quasi tutti di umilissimi origini, da cui poi si erano riscattati. Li definì i “figli del popolo”, per sottolinearne le istanze democratiche. Il giovane Bazzuoli non era in realtà  un figlio del popolo, ma piuttosto un figlio d’ arte e l’istinto a dipingere doveva averlo nel sangue e anche le doti non dovevano mancargli. Quell’istintivo di Sabatelli lo aveva capito subito e quindi lo indica come “Pittore”, con la P maiuscola. 

Il disegno, eseguito con tratti di penna veloci come delle sciabolate che sembrano fendere la pagina, restituisce come di getto – deve essere stato eseguito davvero in poco tempo e senza ripensamenti – la psicologia del ritrattato. L’adolescente, come se fosse sorpreso ma anche lusingato dall’attenzione riservatagli da un artista tanto  apprezzato e famoso, appare un po’ stupito e perplesso. Ma quanta profondità di sentimento, come se trasparisse l’anima, si coglie in quegli occhi spalancati e nella bocca socchiusa come se si apprestasse a esprimere,  anche a parole,  la propria gioia stupefatta.

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