Orsini Arte

LUIGI SABATELLI

(Firenze 1772 – Milano 1850)

AUTORITRATTO “SENZA SPECCHIO”, 1792

Matita nera e gessetto rosso su carta, 225 x 180 mm

Iscrizione: “Luigi Sabatelli disegnò se stesso in 20 minuti / il dì 5 giugno 1702 / Senza Specchio

Esposizioni: Romantici e Macchiaioli. Giuseppe Mazzini e la grande pittura europea. Genova, Palazzo Ducale, 21 ottobre 2005 – 12 febbraio 2006


Dei vari autoritratti su carta riemersi progressivamente dagli studi (Del Bravo 1969, n. 101; Del Bravo 1971, n. 11; Bairati 1975, n. 172; Paolozzi Strozzi 1978, n. 53; Cifani, Monetti 2001, n. 115), questo inedito risulta il primo in ordine di tempo. A matita, a penna, alcuni tradotti poi al bulino o all’acquaforte, sono riferibili alla “gioventù filosofica” dell’artista – come l’ha definita Carlo del Bravo fino al suo trasferimento a Milano nel 1808, come professore di Pittura all’Accademia di Brera. “Luigi Sabatelli – scrive Mazzini ([1841] 1995, p. 47) – è nato dal popolo. Figlio di un cuoco dei Capponi a Firenze, dovette a costoro se poté andare a Roma, per studiarvi ed essere mantenuto nella sua carriera d’artista; il suo merito si sviluppò lentamente, ma brillò infine di uno splendore che deve ricompensare ben dolcemente i suoi protettori. Per lungo tempo mandò a tastoni, incerto tra gli esempi che lo circondavano e i suoi nobili istinti […], non tuttavia senza che guizzi di rivolta, segni di una vita propria apparissero qua e là, come una promessa di emancipazione e di cose migliori”. Sullo stereotipo illuminista della leggenda d’artista, il riscatto sociale conquistato attraverso la professione (Barroero, Susinno, 2000), a distanza di un cinquantennio, si innesta una nuova immagine romantica, prossima al mito coltivato dalla letteratura tedesca (Marcuse 1985), che predilige la ricerca inquieta dello “scopo da perseguire”, la consapevolezza della divinità della propria “missione” (Mazzini [1841] 1995, p. 7).

A Roma infatti Sabatelli arriva nel 1788 (Cenni 1900, p. 9). Frequentatore assiduo prima dell’accademia di Domenico Corvi, compagno di Vincenzo Camuccini, Pietro Benvenuti e Giuseppe Bossi (Visconti 1845, p. 7; Paolozzi Strozzi, 1978, p. 24), quindi, e insieme a questi, dal 1790, all’Accademia dei Pensieri (Rudolph 1977), fondata da Felice Giani e Michele Kock, in amichevole sodalizio con Bénigne Gagneraux, Giambattista Dell’Era, Humbert de Supreville, Jean Fabre e ancora Wicar, Girodet, Gaspare Landi, ecc. Ciò significa da un lato, lo studio sistematico del corpo, nel rispetto “scientifico” delle regole delle proporzioni e della prospettiva – l’odiosa, seppur salda, “correttezza” della scuola neoclassica, secondo Mazzini “palpando contorni, misurando forme” (Mazzini ([1841] 1995, p. 41) - , ma dall’altro un’attenzione rinnovata per il soggetto, coscienziosa, rispettosa della lettura dei testi – che garantirà a Sabatelli “il suo posto intermedio tra la vecchia e la giovine scuola” (ivi, p. 53).

Cresce nell’intermezzo” una gioventù curiosa che trae alimento dalla sfida, sensibile alle continue sollecitazioni della parola scritta. Per l’artista toscano è decisiva la vicinanza con Tommaso Puccini, pistoiese, intellettuale e collezionista aggiornato, a Roma in relazione con Monti, Baretti, Alessandro Verri e Quirino Visconti (C. Mazzi, C. Sisi 1977; Spalletti 1983; Mazzi 1986). Nel cimento quotidiano dei “Pensieri”, oltre alla lettura, si sperimentano tecniche, si misurano velocità nel confronto, quasi una ginnica prodezza – “disegno se stesso in 20 minuti” – un exploit memorabile, da registrare “il dì 5 giugno 1792”, come scrive sul recto di questo piccolo autoritratto Sabatelli. E “senza specchio”, per l’esercizio della memoria.

L’artista si presenta di tre quarti, a mezzo busto, senza camicia, spettinato, i capelli raccolti a codino, che gli costeranno a breve un brutto spavento, durante la rivolta antifrancese del 1793, “vedutomi con quella cera alla finestra e coi capelli lunghi e ricciuti, mi presero per un giacobino e si misero a girdare ‘ammazza, ammazza il Francese! E su per le scale a furia” (Cenni 1900, p. 10). Un tratto sommario, ma incisivo, condotto su uno sfondo spoglio, scava i lineamenti piuttosto che descriverli, esaspera i tratti fisiognomici, caricandoli con il rosso del gessetto – come, nel 1795, nell’autoritratto della Collezione Pernati (Cifani, Monetti 2001, n. 115) -, nella traccia forse degli studi J. Caspar Lavater. Il segno di Guercino, tradotto dalle incisioni di Bartolozzi (Del Bravo 1978, p. 10), diventa lo strumento vulgato, quasi sempre a penna, comune a Dell’Era – il piccolo autoritratto di profilo (Calbi 2000, p. 44, n. 4) – o a Gagneraux – 1793-1795 (collezione privata) -, funzionale a catturare nell’attimo l’inclinazione autentica, il carattere più profondo. Allo stesso modo che per un David o un filosofo Talete che Sabatelli disegna per i Pensieri diversi pubblicati da Damiano Pernati dopo la sua fuga da Roma.

E’ un modo spontaneo di rappresentarsi sempre più diffuso fra gli artisti che, sull’esempio di Fuessli e di Flaxman, grazie alla sensibilità del mezzo ordinario, aveva consentito di rappresentare se stessi e reciprocamente i compagni a distanza ravvicinata, riferendosi a una precisa circostanza o a un evento condiviso, come testimoniano le dediche e le annotazioni sui fogli. Una specie di diario sentimentale, tenuto parimenti da Wicar (Caracciolo 2004) e, ancora nel 1808, da Sabatelli che, al momento di lasciare gli amici toscani, diretto a Milano, farà a ognuno e a se stesso un piccolo ritratto a penna (Ojetti 1934), per fissare il ricordo del distacco.

Francesca Valli


(scheda tratta da Romantici e Macchiaioli. Giuseppe Mazzini e la grande pittura europea, catalogo della mostra, a cura di Fernando Mazzocca, Milano 2005, pp. 234-235, fig. p. 78).




Riferimenti bibliografici: P.E. Visconti, Notizie intorno la vita e le opere del Barone Vincenzo Camuccini, Roma 1845; Cenni biografici sul cav. Prof. Luigi Sabatelli scritti da lui medesimo e raccolti dal figlio Gaetano, Milano 1900; U. Ojetti, I ritratti di Luigi Sabatelli, in “Pan”, v. 2, n. 2, gennaio 1934; C. Del Bravo (a cura di), Pietro Benvenuti: 1769-1844, Firenze 1969; C. Del Bravo (a cura di), Disegni italiani del XIX secolo, catalogo della mostra, Firenze 1971; E. Bairati, Luigi Sabatelli, in “Mostra dei maestri di Brera, 1776-1859”, catalogo della mostra, Milano 1975; C. Mazzi, C. Sisi (a cura di), Cultura dell’Ottocento a Pistoia. La collezione Puccini, catalogo della mostra, Firenze 1977; S. Rudolph, Felice Giani: da Accademico “de’ Pensieri” a Madonnero, in “Storia dell’arte”, 1977; B. Paolozzi Strozzi (a cura di), Luigi Sabatelli (1772-1850. Disegni e incisioni, catalogo della mostra, Firenze 1978; C. Del Bravo, ivi; E. Spalletti, Note su Tommaso Puccini conoscitore e storico delle arti, in “Gli Uffizi, quattro secoli di una galleria”, Atti del convegno, Firenze 1983;  H. Marcuse, Il “romanzo dell’artista” nella letteratura tedesca, Torino 1985; C. Mazzi, Tommaso Puccini: un provinciale ‘cosmopolita’, in “Bollettino d’Arte”, 1986, LXXI; G. Mazzini, La pittura moderna in Italia [1841], a cura di A. Tugnoli, Bologna 1995; L. Barroero, S. Susinno, Arcadian Rome, Universal Capital of the Arts, in “Art in Rome in the Eighteenth Century”, catalogo della mostra, Philadelphia 2000; E. Calbi (a cura di), Giovan Battista Dell’Era (1765-1799). Un artista neoclassico nella Roma neoclassica, catalogo della mostra, Milano 2000; A. Cifani, F. Monetti, Angelika Kauffmann, Luigi Sabatelli, Pietro Benvenuti, e Vincenzo Camuccini: disegni inediti della raccolta di Damiano Pernati, in “Bollettino d’Arte”, 2001; M.T. Caracciolo, Jean Baptiste Wicar. Ritratti della Famiglia Bonaparte, Napoli 2004.

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