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Opere
Open a larger version of the following image in a popup:Cecrope Barilli, Ritratto di Francesco Scaramuzza (Parma, Galleria nazionale)
Ezechiele Acerbi
Ritratto di Francesco ScaramuzzaOlio su tela32 x 25 cmNel cartiglio applicato nel verso una scritta a penna indica la provenienza del quadretto da “Casa Acerbi Pavia” e la presunta, confusa identificazione del soggetto con il “pittore Bergamasco Scaramuccia...Nel cartiglio applicato nel verso una scritta a penna indica la provenienza del quadretto da “Casa Acerbi Pavia” e la presunta, confusa identificazione del soggetto con il “pittore Bergamasco Scaramuccia o Scaramuzza ?” del quale, a matita, sono indicati gli estremi biografici “Nato Parma 1803 m. 1886”.
L’autore della scritta è da identificarsi in Vittorio Mario Acerbi (Milano 1887 – Pavia 1982), figlio d’arte ed egli stesso pittore, che aveva lungamente condiviso col padre Ezechiele lo studio pavese, dapprima in via dei Mille poi in via Alciato, e che, dopo la di lui morte, aveva spesso apposto nel retro delle opere cartigli con autentiche e /o annotazioni circa le iconografie comunicategli dal padre. Nella “casa Acerbi”, dunque, si trovava la teletta con il ritratto che Mario non ricorda bene se da individuarsi in Luigi Scaramuccia - pittore barocco, perugino ma in qualche modo collegato a Pavia, dove aveva pubblicato un importante trattato sulla pittura nel 1674 - o non piuttosto in Francesco Scaramuzza, parmigiano (1803- 1886), artista molto noto tra i suoi contemporanei specie per le illustrazioni dantesche. Un ritratto dello Scaramuzza ormai anziano, dipinto dal suo allievo Cecrope Barilli nel 1883/1885, presenta una fisionomia molto simile a quella del soggetto del quadro in esame, avvalorando il probabile riconoscimento, dunque, nel pittore del XIX secolo; pittore cui l’ Acerbi avrebbe potuto dedicare lo studio -se non sulla base di un’incisione- direttamente dal vivo , nel periodo immediatamente precedente la morte.
A suffragare la datazione alla metà degli anni ‘80 vale anche la considerazione che, entro il 1884 Ezechiele - dopo aver concluso con successo un prolungato iter artistico presso l’Accademia di Pavia, sotto la guida sapiente di Giacomo Trecourt- si era trasferito con la famiglia a Milano, dove viveva eseguendo ritratti e insegnando pittura ai rampolli di famiglie altolocate, nobili e facoltosi imprenditori dai Borromeo ai Campari. E’ possibile dunque che in quel periodo abbia conosciuto ed effigiato l’ anziano Scaramuzza.
A confermare la cronologia, vale anche il confronto stilistico con vari dipinti presentati dall’Acerbi in alcune esposizioni (la Permanente, Brera) durante il soggiorno milanese, per la massima parte ritratti e autoritratti, genere che, dopo il ritorno a Pavia nel 1889, venne progressivamente tralasciato in favore del paesaggio, essendo le sue post-impressionistiche vedute del Ticino assai apprezzate e richieste dal mercato locale.
Susanna Zatti
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