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Opere
Prima edizione, tiratura di testa, di uno dei dodici esemplari impressi ad personam, come confermato dal nome dell’autore al colophon e dalla dedica a William Stewart Rose, un poeta britannico con cui Foscolo aveva stretto una profonda amicizia nel 1814. Molto vicino all'Italia e alla sua cultura umanistica, Rose tradusse l’“Orlando innamorato” e l'“Orlando furioso” e scrisse “The Court of Beasts”, una rielaborazione degli Animali parlanti di Casti particolarmente interessante in quest'ottica perché dedicata proprio a Foscolo nel prologo. “Rose and Foscolo first met in Italy in the summer of 1814 and immediately struck up a friendship. [...] Since Foscolo did not wish to go to England at the time of Rose's departure from Italy [1814], his English friend did his best to expedite his journey later. He [Rose] wrote to Stratford Canning, in 1816 British minister in Switzerland, and offered to use his influence with others at Paris and The Hague to obtain the necessary passports. It was on the strength of Rose's recommendation that Canning wrote a personal letter to Foscolo and in due course provided the necessary British passport. As a token of affection and gratitude for such exertions on his behalf Foscolo dedicated the Latin satire ‘Didymi Clerici prophetae minimi Hypercalypseos liber singularis’ (published at Zurich in 1815) to Rose under the name of Julius Richard Worth in the anonymous copies, but under his real name in the twelve key copies. It was no doubt with this compliment in mind that Rose four years later dedicated the first canto of his translation of Casti's “Animali parlanti” as follows: ‘Dear Foscolo, to thee my dedication's / addressed with reason. Who like thee is able / to judge betwixt the theme and variations? / To whom so well can I inscribe my fable, / as thee? Since I, upon good proof, may sing thee / doctum sermones utriusque linguae’” (Vincent E.R., «Ugo Foscolo. An Italian in Regency Engald», Cambridge University Press, 2013, pp. 36-37). Esemplare proveniente dalle collezione del grande bibliografo Marino Parenti, come attesta l'ex libris alla prima carta verso. Ottimo esemplare (fisiologiche fioriture alle carte, qui concentrate ai margini e spesso leggere, altrimenti privo di particolari difetti da segnalare). Non presente in questa copia la «Clavis», la sezione conclusiva con note esplicative di cui ciascuna delle dodici copie della tiratura di testa doveva essere corredata, ma che fu in realtà stampata successivamente. Foscolo scrisse a Rose nel giugno del 1816 dicendogli di aver affidato la sua copia dell’«Ipercalisse» a un intermediario e non menziona mai la stampa della «Clavis» prima di luglio dello stesso anno, confermando che si tratta proprio della copia dello stesso Rose. Allegato a questo una copia della rara prima edizione della «Court of Beasts» di Rose, in legatura coeva in mezzo marocchino bordeaux con titoli in oro al dorso e piatti rivestiti in carta marmorizzata sui toni del giallo, in ottime condizioni (lievi abrasioni alla legatura e leggere fioriture e bruniture alle carte, come normale).
Opera satirica antimilanese. Foscolo, disilluso dalla città e ormai stabilitosi in Svizzera, scrisse un’opera oscura usando un linguaggio allusivo di stampo biblico, scoperto fin dal titolo, ove “Ipercalisse” rovescia il significato rivelatorio di “Apocalisse”. “Nell’'Apocalisse’ e nella sua tradizione esegetica il Foscolo trovava anche l’autorizzazione più illustre a riscrivere in stile biblico la storia contemporanea o, se si vuole, a interpretarla secondo un codice scritturale: archetipo universale e sacro di comportamenti di volta in volta esemplati nelle particolari vicende umane” (Terzoli, “Foscolo”, Bari, Laterza, 2015, p. 149).